Formula 1, come funziona il pit stop?

Come funziona un pit stop in Formula 1? È uno dei momenti più importanti dell’intera gara, dove è fondamentale non sbagliare. Ci sono, però delle regole da rispettare…

Nello sport è sempre una questione di secondi. La velocità è uno degli aspetti più importanti per chi vuole vincere, qualsiasi sia la sfida. Lo è, per forza di cose, anche e soprattutto nei motori. In pista anche meno di un secondo può fare la differenza. A dimostrarlo ci sono, per esempio, i pit stop. Sono, infatti, uno dei momenti più emozionanti e importanti nelle gare di Formula 1. Pochi secondi per i quali, però, le scuderie si allenano tutto l’anno. Anche il minimo errore, la minima perdita di tempo, può portare a perdere. Proviamo allora a capire come funzionino i pit stop in Formula 1. Quali regole debbano rispettare e qual è la loro storia.

Formula 1, ecco come funziona un pit stop

Partiamo con il dire che i pit stop non sono sempre esistiti. Hanno iniziato a fare capolino sulle piste quando la durata delle competizioni si è allungata. A quel punto si è reso necessario doversi fermare, per cambiare le gomme o fare rifornimento, oppure fare alcuni interventi sull’assetto e in generale sulla macchina. Agli inizi, però, il pit stop non era visto come una risorsa, ma come il tentivo di rimediare a qualche problema che si era presentato in pista. Come spiega MotorBox, fu nel 1982 che nacquero i moderni pit-stop, grazie a un’intuizione del direttore tecnico della Brabham, Gordon Murray, il quale capì che con gomme più fresche e meno benzina a bordo, si poteva completare la distanza di gara in meno tempo. Il primo pit-stop strategico della storia lo effettuò Riccardo Patrese nel Gran Premio d’Austria 1982, e sebbene fu costretto al ritiro per un guasto, i vantaggi di tale strategia furono subito evidenti a tutti.

Pit stop Ferrari
Immagine | Lapresse – Realmotor.it

Pit stop sotto i due secondi

Da allora di strada ne è stata fatta parecchia. La durata dei pit stop in Formula 1 si è via via assottigliata arrivando a scendere sotto i due secondi. Per farcela, i team di ogni scuderia si allenano con grande costanza e con la massima attenzione durante tutto l’anno. Serve, infatti, grande cordinazione e rapidità sia di mano sia di pensiero. Ogni dettaglio, dicevamo prima, può essere decisivo. Basti pensare, in questo senso, che nel 2022 la Fia ha deciso di inserire alcune limitazioni. Nello specifico, alcune azioni del pit stop non possono più essere fatte più rapidamente della soglia di 0,15 secondi, mentre il tempo minimo tra le pistole delle ruote che vengono rilasciate una volta avvitato il dado e il semaforo del pit stop che diventa verde è ora di 0,2 secondi. Piccoli accorgimenti per garantire una maggiore sicurezza, legata al minor rischio di commettere errori durante la sosta.

I pit stop, è bene ricordare anche questo, sono parte integrante della strategia di gara. Il numero di soste non è, infatti, fisso, ma dipende dalla strategia, appunto, ma anche dal tipo di gomme, dalle condizioni climatiche e in generale dall’andamento della gara. Non è possibile, durante il pit stop, effettuare rifornimento di carburante. È un’operazione considerata al momento troppo pericolosa.

 

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