Le supercar anni ’70, quali sono le più iconiche?

Riscopriamo insieme le più iconiche supercar del passato, in particolare quelle che hanno contraddistinto gli anni ’70

Gli anni ’60 sono stati il decennio caratterizzato delle curve morbide e sinuose delle eleganti Gran Turismo, mentre negli anni ’70 se ne allontanarono ben presto, procurando una rottura netta tanto quanto le linee che contraddistinguono le supercar del periodo tra spigoli e rastremature.

Stile che riassume a pieno lo spirito di quegli anni ricchi di contestazioni e di agitazioni sociali, come riflette la vastissima produzione di film polizieschi dell’epoca e gli iconici inseguimenti cinematografici.

Instabilità presente anche sul piano internazionale, con la Guerra del Kippur del ’73 che comportò a un razionamento su larga scala del petrolio e che diede un vero e proprio impulso nella transizione verso automobili più razionali, riducendo drasticamente diffusione, desiderabilità di motori di grossa cilindrata e contribuendo alla scomparsa delle iconiche muscle car made in USA.

C’è da dire che, nonostante la crisi, il settore automobilistico non venne tarpato ma anzi, ci furono nuove soluzioni tecniche – una su tutte i propulsori turbocompressi – che regalarono numerosi capolavori. Vediamoli insieme.

Le supercar degli anni ’70

Sicuramente una vettura che racchiude l’essenza delle supercar anni ’70 è la Lamborghini Countach, intramontabile icona di design nata dal visionario Marcello Gandini che, ieri come oggi, intriga con le sue proporzioni estreme e affilate.

Lamborghini Countach
Foto | Wikimedia Commons @Stereo.ph – Realmotor.it

 

Prodotta a Sant’Agata Bolognese tra il 1974 e il 1990, è stata sottoposta a numerosi aggiornamenti volti a mantenerla al passo con i tempi, con importanti modifiche sia in ambito tecnico che estetico.

La prima serie del 1978 è stata denominata ufficialmente LP400, anche se tutti oggi la identificano con l’appellativo di Periscopio per l’originale specchio retrovisore che ricorda quello di un sottomarino -, montava una variante da 3.929 cc e 375 Cv del V12 Lamborghini e risulta immediatamente identificabile per via delle sue linee, che risultano pulite e semplici se comparate alle ancora più vistose eredi.

Nel 1978, con l’avvento della LP400S, spuntarono le carreggiate allargate, tratto caratteristico della vettura da lì in avanti.

Con l’avvento della LP500S e della LP 5000S, debuttò una delle features più iconiche del modello: l’enorme spoiler posteriore.

Figlia dell’acquisizione della Casa del Toro da parte del colosso americano Chrysler, rimase in produzione fino al 1990, quando venne rimpiazzata da un’altra grande icona dell’automobilismo italiano, la Diablo. In totale, tra il 1974 ed il 1990 sono state prodotte circa 2.050 Lamborghini Countach. 

Impossibile non citare la Rossa più popolare degli anni ’70, ovvero la Ferrari 308, sia per le sue note apparizioni sul piccolo e grande schermo che l’hanno immortalata nell’immaginario collettivo di più generazioni, sia per la rilevanza storica del modello nella storia del Cavallino Rampante.

La sua introduzione ha infatti dato origine alla gloriosa stirpe delle Ferrari a V8 centrale, un ciclo formalmente chiusosi con l’uscita di scena della F8 Tributo avente come odierna erede spirituale la velocissima 296 Gtb, spinta da un V6 ibrido.

Nata nel 1975 dalla matita di Leonardo Fioravanti, già autore delle 365 Gtb/4 Daytona e BB, era spinta da un 3.0 V8 dalla potenza di 255 Cv in grado di portarla da 0 a 100 chilometri orari in 6,5 secondi e di raggiungere una velocità massima di 255 km/h.

Prodotta inizialmente nella versione Gtb a tetto chiuso, contraddistinta nel caso dei primissimi esemplari anche da una carrozzeria in vetroresina, nel 1977 ha visto il debutto della variante targa Gts, capace di riscuotere un maggiore successo commerciale con 3.219 esemplari venduti fino al 1980, contro 2.897 della versione Gtb.

In totale dal 1975 al 1985 sono usciti dagli stabilimenti di Maranello più di 12.000 esemplari di Ferrari 308, prima dell’uscita di scena per fare spazio all’erede 328.

Dall’incontro tra il V8 Cleveland della Ford Mustang Boss 301, la matita di Tom Tjaarda e una monoscocca firmata Giampaolo Dallara, nel 1971 nasce la De Tomaso Pantera, supercar che rappresenta il modello di maggiore successo dell’ambizioso costruttore italo-argentino, con oltre 7.200 unità prodotte fino all’uscita di scena nel 1992.

Voluta dalla dirigenza Ford per contrastare il dominio della Chevrolet Corvette, era prodotta a Modena e distribuita nel mercato statunitense dalla medesima rete di Mercury e Lincoln, fattore che contribuì a siglarne l’importante diffusione commerciale nei primi 4 anni di carriera, nel corso dei quali ne furono vendute più di 5.500.

La crisi petrolifera del 1973, però, fece perdere interesse per il progetto da parte di Ford, che terminò la produzione del V8 Cleveland e, nel 1975, chiuse definitivamente la collaborazione con De Tomaso, rendendo così ben più travagliata la carriera della Pantera.

Per ovviare al problema, l’imprenditore argentino decise quindi di importare i propulsori dall’Australia, dove il Cleveland rimase in produzione fino al 1986, terminata la quale fu costretto a passare al V8 Windsor, sempre di Ford, rimpiazzato a sua volta nel 1990 dal V8 “small block 302.

Nel corso dei 21 anni di produzione, si alternarono diverse serie della Pantera e si tratta di una vettura eccezionalmente rara, essendo stata prodotta in meno di 40 esemplari.

Altra vettura da nominare sicuramente è la Porsche 911 Turbo: prodotta inizialmente allo scopo di omologare le vetture di Gruppo 4 e Gruppo 5 della casa di Stoccarda nei rispettivi campionati del mondo Fia, era spinta nella sua prima configurazione da un flat-six da 3 litri di cilindrata, accompagnato da una turbina Kkk per una potenza massima di 260 Cv erogati a 5.500 giri/minuto ed una coppia di 326 Nm a 4.000 giri.

Per consentire ai fortunati possessori di sfruttare al meglio la grande potenza della vettura, Porsche introdusse numerosi accorgimenti, come il cambio a quattro rapporti rinforzato, freni maggiorati, sospensioni aggiornate, carreggiate vistosamente allargate per ospitare pneumatici da 215 o 225 (optional) al posteriore e l’iconico spoiler, volto a generare un maggiore carico aerodinamico e nel contempo ad apportare un afflusso d’aria al propulsore più consistente.  In totale tra il 1975 ed il 1989 furono prodotti più di 21.500 esemplari di Porsche 911 Turbo. 

Lotus Esprit, Ferrari BB e Aston Martin V8

Passata alla storia per il suo ruolo di Bond Car nel film 007: La spia che mi amava del 1977, la Lotus Esprit è stata fissata nell’immaginario collettivo con l’iconica scena nella quale si trasforma in un sottomarino tuffandosi nel mare della Costa Smeralda.

Ferrari BB
Foto | Wikimedia Commons @Jeremy from Sydney, Australia – Realmotor.it

 

La prima generazione della Esprit merita di essere ricordata non solo per il suo illustre palmarès cinematografico, ma anche per essere stata una vera e propria pietra miliare della storia di Lotus.

La sua introduzione ha infatti segnato un prima e un dopo per la casa di Hethel, che nel 1974, anno del suo debutto.

Serviva un modello che potesse riportare Lotus sui principali palcoscenici internazionali, compito assolto pienamente dall’Esprit grazie al suo essere un indovinato connubio tra i concetti di semplicità e leggerezza, capisaldi del brand, e un’inedita cura per dettagli e finiture che strizzasse l’occhio al mondo del lusso.

Sviluppata a partire dal concept Silver Car, firmato da Giorgetto Giugiaro, la prima generazione abbinava un 2.0 4 cilindri da 162 Cv e 190 Nm in posizione centrale ad un corpo vettura da meno di 1.000 kg di peso complessivo, ed era in grado di scattare da 0 a 100 chilometri orari in 6,8 secondi, oltre che di raggiungere una velocità massima di 222 km/h. In 30 anni di presenza, tra il 1974 e il 2004, sono state prodotte in totale circa 10.500 Lotus Esprit.

Tra le rivoluzioni tecniche avvenute nel corso degli anni ’70 figura anche il debutto della prima vettura Ferrari dotata di un propulsore a 12 cilindri in posizione posteriore-centrale, la Ferrari Berlinetta Boxer, detta anche Ferrari BB.

Sulla scia dei successi in F1, e dopo l’introduzione del concept P6, però, gli ingegneri della Rossa riuscirono a vincere le resistenze di Enzo Ferrari, presentando al Salone di Torino del 1971 il primo prototipo della 365 GT/4 BB.

A muovere la vettura definitiva era un propulsore a 12 cilindri che era un motore “a V” con angolo di 180°, che nella prima configurazione era caratterizzato da una cilindrata di 4,4 litri e sviluppava una potenza massima di 380 Cv, sufficienti a permetterle di raggiungere i 302 km/h.

Dopo appena 387 esemplari prodotti, nel 1976 la vettura fu aggiornata nell’estetica e nella tecnica con l’avvento della “512 BB”. Tra le novità che la rendon immediatamente identificabile, l’abbandono dell’impianto di scarico a 6 terminali in favore di una maggiormente convenzionale unità a 4 scarichi, accompagnato dall’adozione di fanali posteriori a 4 elementi anziché 6, dall’allargamento delle carreggiate posteriori e dalla comparsa di prese Naca sulle fiancate. In totale tra il 1971 ed il 1984 sono state prodotte più di 2.300 Ferrari BB.

Infine non possiamo che parlare della prima supercar inglese: infatti l’Aston Martin V8 Vantage venne definita così dalla stampa britannica al suo debutto nel 1977.

Una premessa ambiziosa basata sulle elevate prestazioni della vettura e nello specifico sulla sua capacità di superare la soglia dei 274 km/h, che le consentiva di addentrarsi a pieno titolo nel terreno di caccia delle Ferrari e Lamborghini del periodo.

A muoverla, nel caso della prima serie, era un propulsore V8 a carburatori mutuato dalla lussuosa berlina Lagonda, rivisto dai tecnici della casa di Gaydon in collaborazione con la Cosworth fino a raggiungere una potenza massima di 395 Cv e 550 Nm di coppia, sufficienti a portarla da 0 a 100 chilometri orari in 5,3 secondi. Nel corso dei suoi 12 anni di carriera è stata sottoposta ad una moltitudine di aggiornamenti che ne hanno più volte rivisto estetica e tecnica, al punto che tenendo conto della ridottissima quantità di esemplari prodotti, 534, è molto improbabile imbattersi in due V8 Vantage identiche.  La fama del modello tra il grande pubblico si deve prevalentemente ad un ruolo da protagonista nel film 007- Zona Pericolo.

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