Formula 1: perché si chiama così? Origine e storia dello sport delle monoposto più veloci del mondo

Ti sei mai chiesto da dove deriva il nome Formula 1 e come sia nato questo sport da record? Scopriamolo insieme

La Formula 1 è molto più di uno sport per soli amanti dei motori. Negli ultimi anni, infatti, ha conquistato il cuore di sempre più persone, anche grazie alla docuserie Made in Netflix, “Drive to Survive“, che mostra le vicende fuori e dentro pista di piloti e team principals.

Ma la Formula 1 è nata molti anni fa, con protagonisti del tutto diversi da quelli attuali, persone che hanno fatto la storia del moto sport su quattro ruote.

Scopriamo come è nata la Formula 1 e a cosa deve questo nome così particolare.

Ferrari Formula 1 sfreccia su pista
Immagine | Pexels – realmotor.it

 

Le regole prima della velocità

La Formula 1 nasce nel 1887 in Francia.  Le Vélocipède, un quotidiano dell’epoca, aveva deciso di organizzare una gara automobilistica con Parigi come linea di partenza e Versailles come mèta d’arrivo, ma l’iniziativa fu un tale flop che solo un concorrente decise di iscriversi.

Solo offrendo un compenso in denaro si ottenne maggior successo, arrivando a 21 piloti improvvisamente interessati a competere.

Successivamente nacque Automobile Club de France (ACF), l’associazione incaricata di organizzare le gare automobilistiche che seguirono ma, nonostante queste competizioni generassero un grande entusiasmo, bastarono pochi anni per stroncare sul nascere l’associazione che nel 1900 cessò di esistere a causa di un tragico incidente di gara che costò la vita a 8 persone. L’incidente dimostrò a tutti gli appassionati e non, che la velocità senza regole diventa un’arma pericolosa.

Nonostante questo però a partire dal 1906 e per tutti gli anni ’20 si disputarono numerosi Grand Prix nel mondo, che videro i primi piloti affermarsi a livello internazionale, come Tazio Nuvolari che vinse con Alfa Romeo nel 1932.

La nascita della Formula 1

Il bisogno di istituire delle regole per rendere le corse più sicure portò alla nascita della Formula 1. Infatti, nel 1946 la Associazione Internazionale degli Automobil Club Riconosciuti diventò Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA), e cominciò a stabilire non solo le prime regole relative al peso delle auto da gara, che non poteva superare i 1000 kg, ma anche ad organizzare la prima categoria di monoposto da competizione: la Formula A che nel 1948 si trasformò in Formula 1.

Il termine formula serviva ad indicare l’insieme di regole istituite ad hoc per le competizioni, come una sorta di formula vincente per poter correre che prevedeva delle norme riguardanti sia i piloti che le vetture. Dei requisiti che ogni Scuderia doveva rispettare se voleva avere l’occasione di scendere in pista.

Il primo Gran Premio

auto alfa romeo anni '50 esposta in un museo
Immagine | Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 – realmotor.it

 

Così la FIA organizzò nel 1950 il Primo Campionato Mondiale per Conduttori, termine del tempo con cui si indicavano i piloti. E la regola principale era solo una (da qui il termine Formula 1): il limite della cilindrata del motore doveva essere di 4500 cm cubi per motori non sovralimentati o 1500 cm cubi per motori sovralimentati.

La formula, ovvero l’insieme di regole, si è evoluta durante questi anni con nuove norme e requisiti da rispettare ma, a quanto pare, continua a dare ottimi risultati. Infatti, ad oggi, la Formula 1 è uno degli sport più seguiti del mondo.

Il Campionato Costruttori

Inizialmente il campionato prevedeva unicamente una classifica di piloti che correvano, come oggi, per diverse Scuderie. Ma nel 1958 venne istituito anche il Campionato Costruttori. Questo portò nuovi nomi di Scuderie a posizionarsi sulla griglia di partenza.

Negli anni ’50 le vetture italiane primeggiavano grazie all’Alfa Romeo che svettava in cima al Campionato Costruttori grazie ai suoi due piloti di punta: Nino Farina e Alberto Ascari.

Ma nel 1957 Alfa Romeo venne spodestata dall’arrivo delle potenze anglosassoni Vanwall, BRM e Cooper che dominarono il mondo delle corse automobilistiche per tutti gli anni ’60, anche se la Scuderia Ferrari cominciava ad allungare la falcata per provare a raggiungere le monoposto inglesi.

Il problema della sicurezza in pista

Negli anni ’70 torna a farsi sempre più grosso il problema della sicurezza in pista. Nonostante l’introduzione di maggiori regole e limitazioni, gli incidenti mortali per i piloti continuavano a rappresentare il lato oscuro dell’adrenalina e dell’entusiasmo che le gare erano in grado di suscitare nei tifosi.

Le novità introdotte in quegli anni furono le tute ignifughe per i piloti, le cinture di sicurezza e il casco integrale. Ed è grazie a questi passi avanti in termini di sicurezza che Niki Lauda riuscì a sopravvivere all’incidente del 1976, rimasto nella storia della Formula 1 come uno dei più terrificanti e pericolosi incidenti mai avvenuti in gara.

L’era dell’elettronica

Con il passare degli anni le auto da Formula 1 sono state protagoniste di un’evoluzione incredibile che le ha portate ad essere ciò che sono oggi: dei fulmini su quattro ruote, realizzate con materiali di ultima generazione e in grado di raggiungere in pochi secondi i 300 km/h.

L’introduzione dell’elettronica ha reso le monoposto un portento della tecnologia, facendole diventare più sofisticate da guidare ma anche molto più sicure e monitorabili. Alcuni dei cambiamenti introdotti nell’era dell’elettronica sono stati il cambio semiautomatico, il sistema anti bloccaggio e il controllo della trazione. Questi cambiamenti hanno portato ad un esponenziale aumento dei costi necessari per realizzare un’auto da corsa competitiva.

In questo articolo puoi scoprire quanto costa, ad oggi, un’auto di Formula 1.

L’avvento dell’ibrido

Il motore ibrido è una novità che risale al 2014 e che ha rivoluzionato ulteriormente queste auto modificando di molto le prestazioni di guida e aumentando il grado di difficoltà per le Scuderie. Le case produttrici infatti si sono trovate a dover fare i conti con un’auto radicalmente diversa dalle precedenti, e con dei nuovi requisiti previsti dalla formula, ovvero nuove regole da rispettare e tantissimi test per rendere competitiva la macchina.

Mercedes è stata in grado di trovare rapidamente il proprio assetto durante l’era ibrida, ed è diventata leader indiscussa della Formula 1 fino al 2020, dimostrando di saper tirare fuori il meglio da queste novità rivoluzionarie.

 

Possiamo dire, quindi, che Formula 1 sia sinonimo di progresso. Infatti, le famose regole che hanno dato il nome a questo sport e che continuano a modificarsi, fanno in modo che ci sia un’innovazione costante e che il progresso non si fermi mai: al loro mutare cambiano le dinamiche sulla pista, cambiano gli equilibri, le auto si evolvono, i piloti migliorano e lo spettacolo è assicurato.

Ora che abbiamo visto le origini di questo sport storico ed adrenalinico, non ci resta che scoprire quanto questa corsa alla formula vincente ci porterà lontani. O meglio: in quanti secondi riuscirà a portarci lontani in futuro.

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